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lunedì 8 febbraio 2010

FIAT LUX DI COSTANZA BONDI


FIAT... LUX!


Si faccia luce sulla dichiarazione di chi millanta che dallo stato non ha mai ricevuto un euro! Barzelletta come ha commentato Calderoli, bugia per dirla alla Lumia, o ancora: onnipotenza di pensiero?
Certo è che, se di barzelletta si tratta, l'esito è tutto tranne che ironico e spiritoso.
O meglio, come replica Gasparri (ndr: chi scrive non è certo filogovernativo) colui che oggi dichiara di non volere incentivi è perché già li ha avuti.
Tanto più che, calcoli alla mano, solo negli ultimi tre anni, gli "aiutini" ammonterebbero a 270 milioni di euro tra contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati.
Ora, il punto è questo: che si tratti di incentivi per la rottamazione o di cassa integrazione, il problema reale da risolvere - a nostro modo di vedere - è che il sostegno economico sotto forma appunto di benefici non debba sempre unidirezionalmente essere veicolato verso la grande impresa, quanto piuttosto debba essere meglio distribuito nei singoli comparti delle piccole-medie imprese.
Ovvero: verso il motore concreto e reale dell'economia italiana. Tutto ciò analizzato anche nell'ottica per cui tali tipi di aziende, proprio per la loro impossibilità a delocalizzare, producono ricchezza nazionale, pagano le tasse e creano occupazione e indotto.
Praticamente il contrario di quanto accaduto nel caso emblematico di Termini Imerese, i cui aiuti per la rottamazione risultano, all'analisi finale, ben sbilanciati a favore del mercato straniero rispetto a quello italiano.
E allora, in quest'ottica, ben venga l'occupazione messa in atto da Casa Pound nei confronti delle concessionarie Fiat sul territorio nazionale.
Un atto non violento e quindi un blitz simbolico, che proprio per questo deve far riflettere: concessionarie sigillate con il nastro bianco e rosso, a ricordare una "avvenuta scena del crimine". Crimine in questione, si legge nei comunicati di Casa Puond, è appunto il tradimento attuato da parte della Fiat nei confronti dei lavoratori, licenziati nonostante gli incentivi ottenuti (e qui torniamo alla barzelletta che non fa ridere) previa chiusura degli stabilimenti con conseguente spostamento della produzione all'estero.
Torniamo quindi al concetto dell'auspicata defiscalizzazione, unita alla riduzione dei contributi sociali, per le piccole-media imprese, nel nome del rilancio dell'economia nazionale e di un made in Italy (che personalmente chiamerei "prodotto in Italia") realmente italiano.
Perciò Fiat ancora Lux sulla logica del profitto, ma difendendo il nostro paese, i nostri prodotti e i nostri lavoratori. E soprattutto si faccia luce su quale sia il cuore, nonché il motore dell'economia italiana.

6 febbraio 2010
Costanza Bondi

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